Obiettivi e principi psico-pedagogici
L’istituzione della scuola per l’infanzia per bambine e bambini dai 0 mesi ai 6 anni di vita si fonda sull’idea, affermata dalla letteratura scientifica di riferimento, che la prima infanzia presenta forti potenzialità di sviluppo e che i bambini di questa età devono essere considerati come soggetti di diritti. Lo sviluppo, nel suo significato di apprendimento e crescita, può avvenire soltanto attraverso la relazione con gli altri significativi e, in tal senso, l’asilo si prefigge lo scopo di aiutare ogni bambino/a a crescere in stato di benessere, ad acquisire le abilità, le conoscenze, le competenze affettive e relazionali utili per costruirsi un’esperienza di vita ricca, originale ed armonica. E’ necessario, perciò, concepire ciascun bambino/a come un essere in fieri, in continuo cambiamento nei diversi archi temporali: la giornata, le settimane, i mesi, gli anni. Il compito dell’educatrice è di adeguare le attività e le routines alle esigenze mutanti dei piccoli.
La scuola, pertanto, intende promuovere il diritto all’uguaglianza delle opportunità educative, nel rispetto della pluralità e della diversità delle culture familiari oltre che l’accoglienza e l’integrazione di bambine e bambini che presentano difficoltà, nella prospettiva della prevenzione dello svantaggio e della discriminazione.
L’organizzazione della scuola dell’infanzia sarà attuata secondo i seguenti principi:
Partecipazione delle famiglie
La famiglia, riferimento principale di ciascun bambino/a, rappresenta una risorsa significativa per cultura e competenza da coinvolgere nella vita e nella gestione del servizio. In ragione di ciò, è fondamentale far conoscere alle famiglie il progetto educativo e le sue finalità per rendere la partecipazione delle figure genitoriali viva e fattiva, sia nella pratica quotidiana di relazione che nella comunicazione con gli educatori. Il coinvolgimento e la partecipazione delle famiglie connota la gestione democratica dell’asilo, contribuendo a sostenere non soltanto la qualità del servizio ma integrando l’opera della famiglia in un rapporto sinergico. In tal senso, un’attenzione particolare è destinata al momento in cui avviene il passaggio dalla famiglia all’asilo sia nel periodo d’inserimento, sia nel quotidiano ingresso.
Integrazione
L’educatrice dell’asilo è, di solito, la figura che per prima rileva e segnala la presenza di una difficoltà manifestata dal/la bambino/a. Tale situazione esige diverse competenze specifiche:
• un’elevata capacità osservativa e di documentazione,
• la conoscenza delle fasi di sviluppo proprie di questa fascia d’età,
• qualificate competenze comunicative per la gestione delle relazioni con la famiglia (comunicare quanto rilevato senza esprimere giudizi; suggerire e condividere percorsi diagnostici non limitandosi a delegare/indirizzare la famiglia verso altre figure).
L’inserimento del bambino nell’asilo
L’inserimento rappresenta un momento molto importante e delicato per ogni singolo bambino che si inserisce all’interno dell’asilo. Si svolge in presenza del genitore che gradualmente si stacca dal bambino per lasciar posto all’educatrice come punto di riferimento. E’ fondamentale perché permette all’educatore, con l’aiuto del genitore, di acquisire tutte le informazioni necessarie sulle abitudini della famiglia e sulle esperienze specifiche del bambino. Lo stato d’animo della mamma al momento del distacco contribuisce e influenza i sentimenti e l’armonia del bambino/a, per questo è fondamentale che nell’inserimento sia rispettato il lavoro dell’educatore con fiducia e serenità. Ogni inserimento è una storia a sé e va considerato come tale. Un buon ambientamento crea un rapporto di fiducia ed affetto tra il/la bambino/a e l’educatrice e diventa il presupposto per una buona riuscita dell’intero percorso educativo all’interno dell’Asilo.
Non meno importante è la figura genitoriale coinvolta nel processo d’inserimento, che si trova nelle condizioni di dover elaborare il distacco e, al contempo, di dover costruire un rapporto di fiducia con l’educatrice che, a sua volta, è implicata nella delicata gestione del rapporto genitore-bambino/a.
Ruolo dell’educatore
La giornata del/la bambino/a nell’asilo è organizzata in vari momenti che si alternano, molti dei quali costituiscono routine: l’accoglienza, la merenda, la pulizia e l’uscita.
In tutti questi momenti, oltre che nelle vere e proprie attività educative, i bambini costruiscono le proprie competenze e conoscenze all’interno delle relazioni significative con gli adulti e nel gruppo dei pari.
Pertanto, un’attenzione particolare è dedicata ai comportamenti e agli atteggiamenti dell’educatrice durante tutte le attività svolte con i bambini, per rendere queste occasioni foriere di crescita e sviluppo. E’ necessario precedere turni di lavoro per cui durante l’arco della mattina il personale, educatori e ausiliari, sia compresente, poiché ciò concorre a costruire le condizioni che danno forma alla qualità educativa del servizio. Il lavoro del gruppo degli educatori si fonderà sul valore della collegialità, della relazione, del confronto e della corresponsabilità. Parte integrante del lavoro dell’educatore è costituita dall’aggiornamento, dalla formazione professionale e dagli incontri con le famiglie.
Le Relazioni
La relazione con l’educatrice inizia nel momento dell’inserimento, in cui il/la bambino/a viene accolto/a nell’asilo con la sua storia, fatta di competenze, relazioni, apprendimenti acquisiti all’interno del proprio contesto educativo: la famiglia. L’inserimento del/la bambino/a viene il più possibile agevolato dalla particolare cura dedicata all’allestimento delle aule, predisposte per sollecitare la sua curiosità, stimolare la sua creatività e permettergli di sviluppare in piena sicurezza tutte le sue capacità sia motorie e fisiche, sia cognitive e intellettive. La relazione tra bambino e bambino si sviluppa attraverso attività significative di socializzazione o apprendimento, attraverso cui aumentano le proprie competenze sociali, come la consapevolezza del Sé e la capacità di manifestare e selezionare le proprie preferenze nei confronti degli amici, dei giochi, degli adulti.
La frequenza regolare dell’asilo da parte del/la bambino/a gli permette di selezionare i propri compagni di gioco. E’ importante considerare che l’asilo è una “culla” di formazione con un suo progetto educativo ben distinto e formato. Si fa garante del diritto all’educazione, nel rispetto dell’identità individuale, culturale e religiosa, dà sostegno alle famiglie più disagiate, è un primo traguardo verso un mondo sociale più articolato e meno protetto rispetto alla famiglia.
L’asilo propone al bambino strumenti e strategie per aiutarlo ad affrontare in maniera autonoma situazioni sempre più complesse man mano che il bambino cresce e matura.
Progetto educativo
Il progetto educativo della scuola, nel tener conto che l’azione educativa è finalizzata alla costruzione dell’identità, dell’autonomia, e delle competenze, sarà fondato su conoscenze cientifiche aggiornate. Tale progetto educativo si definisce attraverso: l’identificazione di obiettivi specifici; la programmazione dei percorsi educativi e degli aspetti organizzativi necessari per raggiungerli; l’osservazione dei processi d’interazione e di apprendimento così sollecitati nei bambini; la loro documentazione; la verifica dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi prescelti; la valutazione della qualità del contesto educativo realizzato.
Pianificazione delle attività educative
Le attività educative realizzano un clima di accoglienza dell’ambiente educativo nei confronti di ogni bambino/a e dei loro genitori, in cui assumono particolare rilevanza: i momenti del primo ingresso nella struttura; gli scambi comunicativi armonici e costanti tra gli operatori, i genitori e i bambini; la conoscenza del progetto educativo e delle sue finalità; la trasmissione verticale (dall’ adulto al bambino) e orizzontale delle conoscenze (tra bambini).
Le attività riguarderanno diversi contesti di esperienza: psicomotorie, grafiche-pittoriche, di manipolazione e costruzione, di gioco di finzione e di assunzione di ruoli, di narrazione, al fine di favorire l’attivazione integrata di relazioni, affetti, competenze e conoscenze da parte dei bambini.
Organizzazione dell’ambiente e degli spazi
Ambienti e spazi sono predisposti e studiati dal punto di vista architettonico e funzionale per sostenere l’intreccio di relazioni e incontri tra adulti e bambini, tra bambini, tra adulti. L’ambiente è concepito e vissuto come interlocutore educativo che con le sue opportunità, con i suoi spazi strutturati sollecita i bambini a esperienze di conoscenza, di gioco, di scoperta e di ricerca. Gli spazi sono specificatamente definiti e organizzati per permettere ai piccoli di muoversi in modo autonomo e di sperimentare attivamente le proprie competenze.
Devono, inoltre garantire la possibilità di svolgimento delle attività in diversi contesti interattivi: interazione tra coetanei in coppie, in piccoli gruppi e in grandi gruppi. Saranno predisposti spazi per la realizzazione di laboratori, intesi come possibilità quotidiane, per ogni bambino e per gruppi di bambini, di avere incontri con più materiali, più linguaggi, più punti di vista, valorizzando l’espressività e la creatività di ciascun bambino/a.
Bambini diversamente abili
L’asilo in collaborazione con il servizio sociale competente (Asp/Comuni) garantisce il diritto all’inserimento e all’integrazione dei bambini diversamente abili.
Secondo quanto previsto dall’art.12 della legge del 5 febbraio 1992 n.104 per i bambini diversamente abili frequentare l’asilo non è soltanto un diritto sociale e civile, ma costituisce un’opportunità molto efficace per la loro crescita psico-fisica. La presenza nell’asilo di bambini diversamente abili o in situazione di disagio è fonte di una dinamica di rapporti e d’interazione così unica e preziosa da costituire, a sua volta, una significativa e rilevante occasione di maturazione per tutti. Grazie a questa presenza, infatti, ogni bambino non solo impara a considerare e a vivere la diversità come una dimensione esistenziale e non come una caratteristica emarginante, ma è anche stimolato a ricercare inedite soluzioni relazionali, comunicative, didattiche e organizzative che vanno a vantaggio di tutti perché ampliano gli orizzonti di possibilità disponibili a questi diversi livelli. L’osservazione attenta e puntuale, il riconoscimento e l’accoglienza del bambino diversamente abile o in situazione di disagio, il confronto con il coordinamento pedagogico, gli incontri con i genitori, la verifica del lavoro svolto porta l’integrazione in un contesto di autentica relazione.